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Per capire meglio le dinamiche sociali, culturali ed artistiche della città, abbiamo incontrato Jorge Santos, artista lisbonese attento a ciò che gli accade attorno e fiero della sua appartenenza alla comunità artistica cittadina.

«Lisbona è cambiata molto negli ultimi anni. Ciò è dovuto ad una scoperta tardiva della città dalle grandi rotte del turismo internazionale. Prima si poteva vivere e lavorare abbastanza economicamente… ora no: la gentrification e la vendita di ogni angolo disponibile, la trasformazione di interi palazzi in alberghi, lo svuotamento del centro storico da parte di airbnb… Per fortuna l’arte contemporanea sta facendo un altro percorso: la città è di moda, e quindi dà più visibilità alla sua arte ed ai suoi artisti, che erano stati dimenticati, un po’ come la città in sé, o rimasti ostaggio di istituzioni che promuovevano solo alcuni di loro. Fra l’altro, questo cambiamento avviene in un’epoca in cui anche il paradigma dell’arte contemporanea sta cambiando: internet permette agli artisti di essere più indipendenti e di mettere in discussione il ruolo delle gallerie e del mercato. Sono sorti nuovi spazi ed antiche gallerie indipendenti sono nuovamente visibili, e nuove fiere d’arte attraggono nuovi collezionisti. Lisbona è una bella e calda città. Ha un’identità unica che nasce dalla fusione di culture di paesi come Angola, Capo Verde, Mozambico e Brasile. La miscela fra queste culture e la cultura portoghese fa della città un luogo unico e diverso da qualsiasi altra capitale d’Europa e del mondo. Nonostante la sua periferia. Mentre il mondo tende verso una certa omogeneità, penso che la città, in un certo modo, viva un momento singolare nella sua storia. È un rifugio per molte nazionalità che cercano un luogo sicuro in cui vivere e crescere. Io vedo il futuro con speranza ma anche con un po’ di apprensione. Penso che la città possa facilmente essere vittima di tutti i rischi inerenti alla globalizzazione, come purtroppo accade oggi in ogni luogo nel mondo, in cui il capitale è il valore dominante. Le istituzioni pubbliche hanno una attitudine piuttosto conservatrice nei confronti dell’arte e degli artisti e poche risorse per il sostegno del sistema artistico a lungo termine. Dopo aver avuto un governo che ha fatto sparire il Ministero della Cultura, ora abbiamo un’atmosfera più favorevole, ma la verità è che il bilancio statale per la cultura è ancora molto insufficiente, così come lo è il supporto specifico per le arti, che è quasi nullo. Gli artisti contemporanei portoghesi hanno grandi difficoltà a riuscire a sopravvivere solo del loro lavoro artistico in un paese ancora molto conservatore e dove non esiste un mercato forte per l’arte contemporanea e dove l’unica via d’uscita per molti è l’internazionalizzazione. Amo vivere e lavorare a Lisbona. La città ha una grande influenza sul mio lavoro. Vivo e lavoro nel centro storico che si è deteriorato grazie all’ondata di decaratterizzazione del turismo di massa, in una città ancora periferica, e quindi un luogo in cui è difficile per un artista vivere dal suo lavoro con la scala dell’economia nazionale. Nonostante questo, vedo la città ancora come uno spazio abbastanza libero ed informale, dove c’è molto da fare soprattutto nell’educazione e nella costruzione di una realtà per un mercato dell’arte contemporanea». Lisbona ci conferma di essere una città in movimento, in cui i linguaggi artistici e la creatività si aprono al futuro come essa si apre sull’oceano.

In ESPOARTE

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